La società virale e la società del consenso

Web Journalism e giornalismo d'inchiesta. Inizia così il terzo weekend di lezioni del Master in Giornalismo e Giornalismo Radiotelevisivo di Eidos Communication. 


Caporedattore al desk di Repubblica.it, Marco Bracconi è un abilissimo docente che sa e conosce al dettaglio il campo in cui opera. «Le regole base del giornalismo non cambiano – spiega – ma alcune caratteristiche devono essere valorizzate, ampliate».

In un pezzo lanciato online, il titolo diventa fondamentale poiché è quello che indicizza e regala al nostro lavoro la massima visibilità. «Ricordate che i giornali online vivono di pubblicità – continua Bracconi – e per vendere la pubblicità servono i click». La regola base che ci illustra il “mago dell’online” è elementare:

titoli accattivanti = più click = più pubblicità = più introiti

Giornalismo tradizionale VS Web Journalism

Bracconi non è uno che ama stare in cattedra, che guarda dall’alto verso il basso. È uno di noi, ci chiede chi siamo, che vogliamo fare nella vita, ci scruta per sapere se siamo nativi digitali.

«Il target dei giornali online è quello dei nativi digitali – spiega – ed esistono differenze fondamentali tra i giornali di carta e quelli sul web».

Vuole che gliele elenchiamo e così, tra tentativi riusciti e risposte fallite, stiliamo un elenco:

  • istantaneità
  • infinitezza 
  • gratuità 
  • multimedialità 
  • interattività 
  • viralità
  • ipertestualità 

Il concetto di “virale” ci appassiona particolarmente e Bracconi non esita a spiegare come funziona, mettendoci alla prova. La mattinata di questo intenso terzo weekend del Master in Giornalismo e Giornalismo Radiotelevisivo di Eidos Communication trascorre nel frenetico tentativo di scrivere un pezzo-lancio su un attentato al Papa in Piazza Duomo, a Milano, e poi aggiornarlo continuamente con elementi nuovi ed inattesi.

«Il web è il futuro del giornalismo, ed è anche quello che offrirà posti di lavoro»

Viralità

«Un contenuto che troviamo su internet ha un potenziale di diffusione praticamente illimitata, al contrario della carta stampata. Basta un click ed una condivisione su Facebook o su un Social Network perché l’articolo inizi a girare sul web».

Il pomeriggio parte alla grande, tra hashtag, Twitter e post di Facebook. Bracconi ci spiega che la viralità è la capacità di una notizia di diffondersi il più rapidamente possibile grazie ai nuovi mezzi di comunicazione.

Esistono, però, delle regole, dei fattori che possono aiutare questo meccanismo. «Sapete quali sono?», ci domanda.

«Ve lo dico io. Innanzitutto dei software specifici che favoriscano la condivisione immediata, poi i commenti mirati nel lancio sui Social Network. È importante creare dibattito, cambiare il linguaggio, utilizzare hashtag e parole-chiave, foto azzeccate, titoli e tag».

La società del consenso e le agenzie di comunicazione

È domenica mattina e nell’aula si respira un’aria diversa. Abbiamo messo da parte il web di Bracconi e stiamo per immergerci nel mondo del giornalismo d’inchiesta con Franco Fracassi.

Giornalista da più di 22 anni, Fracassi ha esordito come inviato con un reportage sulla caduta del Muro di Berlino. Quello di cui ci parla Fracassi è un mondo che gravita sotto l’apparenza, un mondo in cui la comunicazione rappresenta l’ago della bilancia di guerre, terrorismo, attentati.

«Ricordatevi sempre che quando tutti i giornali e tutti i giornalisti dicono e scrivono la stessa cosa – spiega – vuol dire che qualcosa non va, che c’è qualcosa sotto. Se siete dei buoni giornalisti, dovete domandarvi cosa».

Fracassi cita tanti esempi, molti dei quali sono poi finiti nei suoi lavori. Altri forse faranno da spunto a nuove inchieste e approfondimenti.

«Per cambiare il corso di una guerra, basta una notizia, anzi la suggestione di una notizia. Ai bosniaci è bastato che qualcuno dicesse che violavano i diritti umani, che i loro prigionieri musulmani stavano nei lager perché la società si mobilitasse, le associazioni scendessero in piazza, gli editori per lo più ebrei dei maggiori quotidiani americani si interessassero a loro ed i governi prendessero decisioni. Se il popolo si mobilita, i governi devono reagire. E sapete perché? Perché noi viviamo nella società nel consenso”.

Esistono dei soggetti appositi per far sì che queste notizie facciano il giro del mondo in maniera celata: sono le agenzie di comunicazione, pagate da governi ed organismi internazionali per veicolare messaggi in grado di cambiare la storia.

Stiamo ancora discutendo su questo quando ci rendiamo conto che il terzo weekend di lezioni del Master Giornalismo e Giornalismo Radiotelevisivo di Eidos Communication è finito.

Fracassi ci lascia promettendo che tornerà in primavera per parlarci ancora del giornalismo d'inchiesta.

E noi, come sempre, aspettiamo con ansia.


VERONICA CROCITTI
Giornalista di nera e giudiziaria, scrittrice, blogger. 
Nata nel freddo Nord, vive nella terra delle belle arance e dei mandorli in fiore da più di vent’anni. Siciliana nel cuore, ama viaggiare e scrivere. Ventisette anni, due lauree, tre lingue sul cv, ha lavorato anche a Washington, Roma e Parigi.
Tra le più grandi passioni: satira, gatti e caffè.


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