Il giornalismo televisivo visto con gli occhi di Mimosa Martini

Finalmente è arrivato il momento, quello che i 23 allievi del Master in Giornalismo e Giornalismo Radiotelevisivo di Eidos Communication avrebbero voluto che continuasse a oltranza. Sto parlando della lezione di Mimosa Martini, tenutasi nel sesto weekend di Master.

Presentare questa docente è quasi superfluo: dalla carta stampata, dove ha scritto per Paese Sera e Repubblica, Mimosa Martini è giunta in radio fino, ad approdare al TG3, dove ha iniziato a parlare di politica estera, la sua vera vocazione. La sua attuale casa, però, è il TG5, dove lavora sempre come inviata di esteri.

Parlare di casa con Mimosa può essere solamente in senso lato, molto lato. Lei è una vera giornalista che, se non si consuma letteralmente la suola delle scarpe non è contenta. Una che non si è mai fermata davanti a nulla e che continua a farlo, anzi, a non farlo. Dalla guerra in Iraq a quella in Afghanistan, dalle primavere arabe, di cui ha coperto totalmente da sola le dimissioni del Presidente Hosni Mubarak a Piazza Tahrir, al Cairo, agli ultimi attentati di Parigi. Se c’è qualcosa di importante da raccontare, Mimosa Martini arriva sul posto per farlo, con o senza operatori, anche se la presenza di questi sarebbe l’ideale, soprattutto se bisogna andare in diretta.

«In questo complicato momento di passaggio per il giornalismo, l’unica cosa che può salvare è la passione. Questo è l’unico elemento che può aiutarvi a superare gli ostacoli», così ha esordito Mimosa Martini alla lezione di sabato 28 novembre.

Partendo dai concetti principali che accomunano il giornalista tipo universale, ovvero la curiosità, il non dare per scontato nulla e avere anche quella giusta dose di faccia tosta, si giunge alle odierne esigenze che il mercato del giornalismo richiede agli aspiranti di questa professione, totalmente in discussione rispetto al passato.

«Il giornalismo di adesso vuole che si sappia fare tutto velocemente. Per questo, agli inizi di una carriera così complicata, non bisogna strafare, cercare lo scoop, superare se stessi. I primi tempi bisogna tenersi sempre più al sicuro possibile».

Una bella lezione di umiltà, quella impartita da una professionista come Mimosa Martini nei primi minuti del sesto weekend del Master in Giornalismo.

Passo dopo passo, con perseveranza, positività e tanto entusiasmo si può fare strada. Ci vogliono molta passione e pazienza per inserirsi in un mondo così pieno di competizione. Dal volto di Mimosa Martini infatti è emerso proprio questo: tanto amore per una professione che svolge da più di venti anni. Dallo spirito della giornalista, sembrerebbe che questa professione l’abbia iniziata a svolgerla solo ieri.

Come realizzare un servizio per il tg 

Dopo questa introduzione, fatta di dispensazione di consigli e iniezioni di fiducia, che non guastano mai, anzi, si entra nel fulcro della lezione vera e propria di questo sesto weekend di Master. E su cos’altro poteva vertere, con Mimosa Martini, se non sulla realizzazione di un TG?

«Il lead di un servizio televisivo deve essere ancora più chiaro e conciso di quello scritto perché non si ha a disposizione un testo da rileggere. Bisogna entrare subito nel merito delle cose, utilizzare parole semplici, periodi brevi, attraverso un linguaggio semplice, ma ricco allo stesso tempo».

Quello che, infatti, nota Mimosa Martini è come la comunicazione sul web, oramai dominante nella nostra società, abbia abituato i giovani a parlare per titoli, all’insegna della velocità e della concisione, dimenticando ormai completamente la bellezza della lingua e dell’articolazione del pensiero.

Il linguaggio giornalistico deve essere semplice, ma non per questo vuoto: la sua produzione deve infatti derivare da un flusso di pensiero elastico e con personalità.

Elasticità infatti è stata l’altra parola chiave del weekend di lezione con Mimosa Martini. Adattarsi a ogni contesto e a ogni nuovo mezzo per veicolare un messaggio rappresenta il must del lavoro giornalistico odierno.

Tipi di servizio e Stand Up

Stand Up, ve lo ricordate questo termine? È stato utilizzato per la lezione di Michele Ruschioni nell’ambito di questa stessa edizione del Master. Se con Ruschioni si è passati direttamente alla pratica, con Mimosa Martini si è data una panoramica generale, ma anche dettagliata, dei vari tipi di stand up, che sarebbe, ricordiamo: la presentazione o la spiegazione di un servizio televisivo con il giornalista in primo piano.

Lo stand up, infatti, può essere inserito all’inizio di un servizio, ma anche al centro o alla fine di questo. In base alla posizione che avrà, lo stand up verrà realizzato in una certa maniera.

Dopodiché si è entrati nella dinamica dei tipi di servizio possibili da realizzare per la televisione:

  • Servizio chiuso (srv): si compone di testo a voce e immagini, un servizio completo
  • Macchia o muto (mch): viene direttamente letto dal conduttore del telegiornale con dietro la galleria delle immagini
  • Vivo: servizio senza immagini;
  • Collegamento in diretta

​Sia nel caso del servizio chiuso che in quello del collegamento in diretta, dove la presenza del giornalista è fondamentale all’interno del servizio stesso, l’inviato può “sbizzarrirsi” nella scelta della location, che deve essere evocativa, dove fare il collegamento e lo stand up. Inoltre si può scegliere se fare uno stand up fermo o in movimento e se valutare la presenza di persone da intervistare. Tutto questo il giornalista inviato lo deve coordinare con la regia dello studio ma, attenzione: le carte in tavola, quando si tratta di un servizio, possono cambiare improvvisamente. Al giornalista inviato può essere comunicato all’ultimo momento, anzi spesso è in questi tempi che avviene, di non andare più in onda perché non c’è tempo oppure di accorciare i tempi del discorso o, ancora, di dover inserire degli aggiornamenti all’ultimo minuto.

Per questo non è mai indicato imparare il discorso a memoria, bensì avere bene in mente dei punti chiave e svilupparli a braccio, in modo da non andare in tilt se le cose cambiano all’ultimo momento; e questo accade molto più spesso di quanto si possa immaginare.

I consigli e le spiegazioni sono importanti, ma le esercitazioni lo sono di più.

Gli allievi infatti sono stati chiamati a eseguire uno stand up su un argomento di politica estera.

A differenza della lezione con Ruschioni, questo stand up è stato fatto di fronte a un’aula e a una docente con gli occhi puntati sull’allievo/giornalista di turno.

L’emozione e il nervosismo si sono fatti sentire è vero, ma poi tutti ci hanno preso gusto e non volevano più smettere di esercitarsi. In realtà nessuno voleva smettere di ascoltare, tra un frammento della lezione e l’altro, le avventure di Mimosa Martini nella sua emozionante carriera giornalistica e di apprendere frammenti dell’attuale situazione geopolitica in cui viviamo, su cui l’esperta giornalista ha una forte preparazione.

I suoi insegnamenti, così come la sua persona, rimarranno vividi per i futuri giornalisti di questa, come delle altre, edizioni del Master in Giornalismo di Eidos Communication.


 


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