Le 4 cose che i giornalisti possono fare per riconquistare la fiducia

Se è vero che non è un buon momento per la stampa, per i giornalisti e per la fiducia che i cittadini hanno nei media, è vero anche che questi fenomeni possono essere indagati e spiegati; ed è anche possibile individuare la strada più corretta per riconquistare la fiducia del pubblico perduto. E' quello che un importante magazine e centro studi sul giornalismo americano ha provato a fare negli ultimi mesi, costruendo il “Progetto 32”: nome scelto sulla base del numero di cittadini USA che si fidano della stampa, appunto il 32% del paese secondo le più recenti statistiche. Sono allora partiti workshop, ricerche pubbliche e sociologiche in vari stati della federazione. Gli esperti di The Conversation, autorevole media di analisi sul mondo del journalism, hanno riportato i risultati delle 54 discussioni pubbliche, workshop e surveys proposti ai lettori d'america, costruendo le quattro lezioni che la stampa dovrebbe imparare se vuole riconquistare la fiducia perduta. 

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1. “Aprire la scatola nera”

Come si scelgono le notizie? Come viene costruito un articolo? Quali i criteri di scelta? Gli studi dimostrano che questi sono segreti “riservati agli addetti ai lavori” e che molti cittadini invece sarebbero interessati ad avere più trasparenza e più possibilità di conoscere “il lavoro di un giornale”. “Se i giornali vogliono guadagnarsi la fiducia”, spiega the Conversation, “i cittadini affermano che devono porre in essere azioni concrete per comunicare sia la loro missione che i loro metodi. I partecipanti dicono che ciò può significare qualsiasi cosa, dal rendere disponibili interviste non lavorate, allo spiegare i termini giornalistici, all'aprire le redazioni a tour pubblici”. 

2. “Creare una missione condivisa”. 

“I cittadini”, continuano gli analisti, “vogliono sapere che un giornale condivide esplicitamente i valori della comunità e che tutti stanno lavorando insieme verso un obiettivo condiviso”: questo significa che la funzione di controllore dei poteri, e dei potenti, non è più efficace se significa condurla come una battaglia isolata; a volte, inoltre, l'imparzialità professata non è lo strumento migliore: “Per alcuni, risulta meglio fare giornalismo come un membro della comunità che come un osservatore esterno; per altri, ciò significa che le organizzazioni editoriali devono porre la propria missione di servizio pubblico davanti ai profitti di breve termine”. 

3. “Nessuna diversità, nessuna fiducia”

Di cosa parlano i giornali? Quali le notizie? Quali storie raccontano i reporter? Spesso, osservano i partecipanti, storie che vengono dai loro background personali, che loro solo sanno interpretare e conoscere. Ma ad esempio le piccole storie “delle comunità locali”, spesso di campagna o poco raccontate, non trovano spazio nei grandi media. Questo crea distanza: la ricetta per colmarla è raccontare storie diverse intercettando quel che più sta a cuore ai propri lettori: “Abbiamo verificato che la diversità è fondamentale per ottenere fiducia. Se le newsroom vogliono guadagnare credibilità, devono riflettere ampiamente e autenticamente la composizione del loro pubblico”, e non semplicemente quel che loro ritengono essere più necessario. 

4. “Enfatizzare il lato positivo”

“Quando succede qualcosa di positivo nel mio quartiere, non lo trovo sui giornali. Però se due si sparano, oh, prima pagina”: questo, scrive the Conversation, è uno di moltissimi commenti sul tema. Le persone sono stanche di avere soltanto cattive notizie, il che non vuol dire che le notizie devono diventare false: “I partecipanti alla ricerca vogliono che sia riflesso il senso generalmente positivo che loro hanno nella loro normale vita quotidiana. Se ci sono storie cattive, i partecipanti hanno bisogno di storie che si concentrino sulle soluzioni, piuttosto che solo sui problemi”. 

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